domenica 11 maggio 2025

11maggio - E trovarono Maria e Giuseppe col Bambino









I pastori e i Magi giunti alla grotta vi trovarono, col Bambino, Maria e Giuseppe. Il Bimbo non parlava ancora. Maria e Giuseppe accoglievano, spiegavano, offrivano, erano i presentatori di Gesù, gli interpreti della sua voce. 

Dio giunge a noi attraverso mediazioni create, il Trascendente comunica con noi attraverso varie specie visibili della sua presenza. Possiamo distinguere una gerarchia di innumerevoli mediazioni, in base alla loro maggiore o minore connessione con lo Spirito di Dio. Così, ad esempio, il pane e il vino sono segni sensibili della presenza eucaristica di Gesù, e la sua umanità è rivestimento visibile del Verbo invisibile di Dio. 

Tra le varie mediazioni c'è Maria. Essa è l'annunzio materno del Cristo: lo rende presente e comprensibile ai pastori e ai Magi, e anche a noi. E non solo questo. Prima della venuta di Gesù, ella, che già ne possiede lo Spirito, lo preannunzia con la propria fisionomia immacolata e verginale. Quando Gesù nasce, lei gli dà un volto fatto a sua somiglianza, poi gli insegnerà un linguaggio, le prime abitudini, lo stile umano e sociale. 

È vero che, col tempo, il Figlio trascenderà l'impalcatura educativa impressagli dalla Madre e sarà sempre più lui il maestro di lei, ma, nel frattempo, ne accetta tutta la mediazione materna. Attinge da Maria la propria impalcatura infantile come degno supporto del suo ulteriore sviluppo, per irradiare, a sua volta, sulla Madre, le perfezioni insondabili della sua maturità. 

Gesù tra le braccia di Maria ci insegna ad accogliere con rispetto tutte le mediazioni. Quelle della Chiesa, dei Santi, del Vicario di Cristo, del sacerdote, dei genitori, dei superiori, dei buoni amici, di ogni creatura, e, in modo particolarissimo, quella di sua Madre.

Il rifiuto delle mediazioni comporterebbe la rottura dell'armonia sapientissima con cui Dio provoca la nostra crescita. 

Darsi a Maria significa aprirsi al rispetto, addestrarsi con amore al gioco provvidenziale degli eventi con cui Dio stimola la nostra maturazione, e cogliere, al di là di ogni mediazione creata, il volto amante di Dio. 

La realtà terrena, nel suo insieme, è segno della presenza di Dio. Questa presenza ha certo dei luoghi privilegiati, quali la Chiesa, e soprattutto l'Eucaristia, dove Gesù è presente come Dio e anche come Uomo. Attraverso tutte le specie create, noi siamo chiamati a comunicare con Dio stesso, Colui che sta al di là di tutte le cose, come afferma San Gregorio Nazianzeno. 

I pastori e i Magi si unirono all'adorazione di Maria e Giuseppe. Noi pure ci metteremo in adorazione d'amore verso il Verbo di Dio fatto Uomo. 

Più che un atto, l'adorazione è un modo di essere. L'adorazione è la prostrazione del cuore verso Colui che ci ha creati, e che quindi ha su di noi il diritto di essere considerato come il Primo Amore. Egli solo può dire parole di una esigenza radicale. Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me. Chi non rinuncia alla sua stessa vita, non può essere mio discepolo.


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