sabato 31 maggio 2025

31maggio - Regina del Cielo e della Terra









l. Maria è onorata e invocata come Regina: Regina degli Angeli, dei Patriarchi, dei Profeti, degli Apostoli, dei Martiri, dei Vergini, di tutti i Santi, della Chiesa. Si tratta del fiore della creazione, che nella gloria del Paradiso riverbera gli splendori della divina Trinità e dell'Umanità di Cristo, il gran Re dell'universo. 

Il Paradiso è il luogo della nobiltà, della bellezza, dell'amore: trasvertebrati alla luce divina, gli spiriti celesti sono confermati nella grazia di Dio, al punto che il peccato anche veniale non ha più presa su di loro. Sono esseri di luce che sprigionano dall'intimo l'amore perfetto. Non ci sono più motivi di screzio o di fragilità nel Paradiso, non ci sono gelosie: la compagnia degli abitatori del Cielo è deliziosissima, sia per la bellezza dei loro volti, sia per la nobiltà finissima dei loro sentimenti. Il Paradiso è il luogo della Verità e dell'Amore, che costituisce l'atmosfera in cui vivono gli spiriti e i corpi glorificati. 

Orbene, in questo mondo luminoso Maria è la Regina. È colei che dà il tono, che affascina più di ogni altra creatura, che diffonde nobiltà e amabilità e bellezza al di sopra degli stessi Angeli. 

2. Essa è Regina per lo splendore della grazia che si sprigiona dal suo essere Madre di Dio. Dio la riveste della sua luce al di sopra di ogni altra creatura. 

- Essa è Regina per il suo cuore regale. Regine si nasce, non si diventa. La nobiltà regale si alimenta di una tradizione di abitudini aristocratiche, affinate dall'esercizio del governo. Ci furono epoche in cui la santità della 

Chiesa si esprimeva nella regalità: Luigi IX re di Francia, Edoardo, Enrico, Stefano, Ferdinando, Elisabetta, Elena, Luisa, Clotilde e tanti altri re e regine e principesse risplendono nella Chiesa per la loro dedizione eroica al benessere delle popolazioni loro affidate. Questa finezza regale nei confronti dei sudditi risplende soprattutto in Maria. Essa portava nel sangue le abitudini aristocratiche della stirpe di Davide, di cui era lontana discendente; ma la nobiltà regale le veniva soprattutto dalla sua origine immacolata e dalla dotazione di grazia congiunta con la vocazione di Madre di Dio. La regalità del cuore condensava in sé il cumulo delle attitudini e dei doni del suo essere Madre del Re del Cielo e della Terra. 

- Essa è Regina per l'esercizio incessante delle attitudini regali nei confronti dei suoi figli. Come Regina della Chiesa, essa si fa presente nei momenti più travagliati a dare forza e sicurezza: si pensi ai numerosi interventi di Maria in quest'epoca di profonde rivoluzioni (Lourdes, Fatima, ecc.). E si fa presente ai singoli suoi figli che a lei si rivolgono con fiducia per ottenere ogni genere di grazie. 

- La sua Regalità infine si manifesta nella particolare impronta di finezza spirituale, di signorilità del cuore che caratterizza i suoi veri devoti. Insieme con Gesù, Maria è la forza elevante di questa umanità che geme sotto il peso del peccato: il suo passaggio risveglia e rianima gli impulsi spirituali che spingono l'uomo a realizzare l'originaria vocazione di esseri creati a «immagine e somiglianza di Dio».

venerdì 30 maggio 2025

30maggio - Madre dell'Amore









L'amore è il «carisma migliore» donatoci dallo Spirito Santo. Esso ci configura con Dio stesso; è la manifestazione della vita divina in noi; è la sintesi di tutti i comandamenti, la linfa segreta di tutte le virtù cristiane. Amore è Dio stesso, è lo Spirito Santo che fa col Padre e col Figlio una cosa sola, è Gesù incarnato nel grembo di Maria. Se Maria è pienamente configurata con il Figlio, nessuno quanto lei è animato «dagli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù» (Fp 2, 5), che sono soprattutto sentimenti di amore. 

1. Amore verso Dio, innanzi tutto. Chi può penetrare nel Cuore Immacolato della Madre di Dio per misurare in lei il dono della divina carità? Il suo essere, così immacolato e così illuminato, gravita verso Dio, bene infinito, con una forza che è data a lei sola. La sua verginità non è tanto una rinuncia virtuosa quanto piuttosto una esigenza esistenziale: la divina Presenza assume in essa tale portata, da farle respingere per istinto qualsiasi competizione umana: che cos'è l'uomo di fronte a un Dio che in lei si rivela così fascinoso, potente, soavissimo, bontà inesauribile? 

Il dono insondabile della Divina Maternità inabíssa nel vortice dell'amore la sua stessa fisicità: «virginitatem non minuit, sed sacravit». Maria ama Dio con tutto il suo immacolato istinto materno, la sua sensibilità forte e affinata. Il Figlio le si rivela in tutta la sua perfezione umana, in tutta la sua amabilità. Si intuisce allora quale martirio dovette sostenere nel vedere crocifisso il suo Amore! 

2. Questa potenza di amore in Maria si riversa anche verso il prossimo, soprattutto quando essa è dal suo Figlio eletta quale Madre della Chiesa: «Ecco tua Madre!» (Gv 19, 27). Da allora essa appare come espressione vivente - possiamo dire - della «maternità di Dio»: incarna la Misericordia, la tenerezza, la Provvidenza salvifica, la Bontà affettuosa di Dio stesso. 

L'amore è al tempo stesso uno e trivalente: abbraccia Dio, il prossimo e noi stessi. Paolo e Giovanni parlano della caritas senza differenziarne l'oggetto: non può non amare il prossimo che vede, colui che ama Dio che non vede, e chi ama è passato dalla morte alla vita, cioè ha redento anche se stesso. 

Così anche in Maria: l'amore per Dio la porta a chinarsi sul prossimo, nel quale essa vede il riflesso del Figlio suo, una estensione dell'Incarnazione del Verbo, un membro del Corpo Mistico. 

3. Nell'amore noi distinguiamo la forza e la finezza. 

La forza dell'amore in Maria si rivela soprattutto ai piedi del Figlio crocifisso: il suo amore «è forte come la morte» sia nei confronti di Gesù, che essa contempla con l'animo trafitto da una lacerazione inaudita, sia nei confronti di noi tutti, per i quali essa condivide i sentimenti di Cristo pregando per tutti coloro che «non sanno quello che fanno». 

La finezza dell'amore di Maria si rivela nell'intelligenza supercomprensiva con cui provvede alle nostre necessità. 

4. L'amore è la linfa di tutte le virtù, che sono in esso contenute come 

i colori dell'iride nella luce bianca: esso si colora di pazienza, di benignità, di mitezza, di amabilità, di generosità; «non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non opera nulla di sconveniente, non ricerca il proprio tornaconto, non si muove ad ira, non tiene conto dei torti ricevuti, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità; tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13, 4 s). 

Senza la linfa dell'amore anche le virtù più eroiche diventano vizi: «Se distribuissi ai poveri tutti i miei averi e dessi il mio corpo a farsi bruciare ma non ho la carità, tutto ciò non mi serve a niente» (1 Cor 13, 3): potrebbero essere imprudenza, esibizionismo, tracotanza... 

Tutte le virtù di Maria si incentrano nella sintesi teologale della caritas: Maria è la Madre dell'Amore!  

Dall'atto di affidamento all'Immacolata Madre di Dio di S. Giovanni Paolo II (25 marzo 1984) 

«O Madre degli uomini e dei popoli, Tu conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze. 

Tu senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre che scuotono il mondo. 

Accogli il nostro grido rivolto nello Spirito Santo direttamente al Tuo cuore, ed abbraccia con l'amore della Madre e della Serva del Signore i popoli che quest'abbraccio più aspettano e insieme i popoli il cui affidamento Tu pure attendi in modo particolare. 

Prendi sotto la Tua protezione materna l'intera famiglia umana che, con affettuoso trasporto, a Te, o Madre, noi affidiamo. 

S'avvicini per tutti il tempo della pace e della libertà, il tempo della verità, della giustizia e della speranza». 


mercoledì 28 maggio 2025

 29 maggio - Madre del santo timore 









1. «Il timore di Dio è il principio della sapienza; il suo frutto è l'amore», dice la Scrittura. S. Ignazio pregava: «Dammi, o Signore, riverenza e umiltà d'amore». Per un giusto equilibrio spirituale occorre far leva ora sull'amore, ora sul timore, secondo l'opportunità; l'uno non regge bene senza l'altro. 

Il timore è la disposizione di rispetto davanti a Dio alimentata dalla percezione della distanza abissale esistente tra Dio e noi, la sua santità e la nostra precarietà di peccatori. Esso provoca: 

- umiltà, come amore della Verità che illumina entrambi i versanti dell'abisso: Dio e noi; 

- orrore per ogni offesa di Dio anche minima; 

- pentimento e confusione per ogni caduta; 

- prudente vigilanza per evitare ogni offesa di Dio; 

- consapevolezza dei giusti castighi: S. Ignazio ammaestra: «Qualora l'amore di Dio non basti a impedirmi di peccare, mi trattenga almeno il timore dell'inferno» (Esercizi, 65). 

Vizi contrari sono le presunzione, la spavalderia, l'avventatezza, l'irrigidimento, ecc. che portano alla ribellione e a cadute umilianti, seguite poi da scoraggiamenti, tiepidezza, disimpegno spirituale. Il timore ha pure i suoi eccessi nella scrupolosità, diffidenza, disperazione, ecc. 

2. Dato che «l'amore perfetto elimina il timore» (1 Gv 4, 18), si può dire che Maria ebbe il dono del timore di Dio? 

Certo! Ma c'è timore e timore. Maria è stabilizzata nella carità perfetta, quindi non ha il timore dei castighi di Dio su di lei; essa però mantiene quel senso di riverenza perfetta che non cessa neppure in Paradiso, ove gli eletti sono rassicurati di non offendere più Dio e di non meritare i suoi castighi, ma al tempo stesso sono dolcemente imbevuti dal senso della santità di Dio, della sua trascendenza infinita. 

Il timore di Dio si esprime particolarmente nella virtù della prudenza, di cui Maria ci è perfetto esemplare. Con quale prudenza risponde al saluto dell'Angelo, chiede spiegazione, matura la sua decisione, la esprime con parole così appropriate: «Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola»! 

3. La prudenza non è meno necessaria della fortezza e del coraggio nella vita cristiana. Quante volte un gesto avventato, una scelta sbagliata ci pone in gravi difficoltà spirituali, con ripercussioni a catena che inviluppano nella via del male. Si pensi a certe scelte matrimoniali, il cui condizionamento infelice pesa su una vita intera! Essere prudenti non significa affatto essere timidi o paurosi: significa misurare bene i mezzi e le scelte in ordine ai fini e al fine ultimo della nostra salvezza; ciò esige attenzione, preveggenza, cautela nel non porre il piede su un terreno carico di implicante negative, e anche la preghiera a Dio perché intervenga a impedirci guai imprevedibili che lui solo conosce. 

Maria ci ottiene la grazia del santo timore, cioè il senso del rispetto verso Dio, la prudenza per non esporci a tentazioni, l'attenzione affettuosa per corrispondere bene alle celesti ispirazioni, la volontà di aprirci a tutte le esigenze della grazia di Dio. 


28maggio - Madre della vera pietà


 







1. Possiamo figurarci Maria che prega. 

Il suo contegno si ispira a riverenza affettuosa verso la divina Presenza. Maria ha il senso giusto di Dio. La tradizione biblica le giunge intessuta degli appellativi divini rivelati da Dio stesso ai Profeti: Jahvè (Colui che È), Dio Santo, Dio Forte, Dio Altissimo: tutti nomi che evidenziano la trascendenza divina, il suo essere al di là di ogni cosa. I Salmi l'avviano a una pietà robusta e al tempo stesso fiduciosa. 

Anche la figura del Messia, che dopo l'annuncio dell'Angelo acquista un interesse intensissimo nel suo cuore di Madre, è annunciata con appellativi avvincenti: «il Figlio dell'Uomo» di cui parla Daniele, il «Servo di Jahvè», il Virgulto di Davide, il Cristo... 

La pietà di Maria si imbeve di tutta la sostanziosa tradizione biblica, che trova la sua più alta espressione nel «Magnificat». È lei che raccoglie gli Apostoli e li dispone all'effusione dello Spirito Santo. 

2. Che cos'è il dono della pietà? «Pius» per i latini è il figlio affezionato e rispettoso verso i propri genitori. Il dono della pietà consiste in una disposizione affettuosa del cuore che porta ad amare Dio come padre, con attenzione rispettosa (l'amore è rispetto!), ad onorarlo e servirlo. Essa si rispecchia nell'amore verso il prossimo, specialmente i più cari e vicini. 

La pietà è quindi sostanziata di amore e riverenza filiale: la riverenza impedisce che l'amore diventi languido, leggero, insipido; l'amore impedisce alla riverenza di ripiegarsi in timore eccessivo, chiusura, disperazione. 

Dice la Sapienza: «Quando ti rechi alla casa di Dio bada ai tuoi passi: accostarsi con animo docile val più che il sacrificio offerto dagli stolti, i quali non sanno di fare il male. Non essere avventato con la tua bocca, e il tuo cuore non si dia fretta a proferire parola dinnanzi a Dio, perché Dio sta in cielo e tu sulla terra. Perciò il tuo parlare sia sobrio» (Qo 4, 17 s). 

Vizi contrari alla pietà sono l'empietà e le innumerevoli deviazioni del sentimento religioso (superstizione, sentimentalismo, spiritismo, magia, ecc.). 

3. Esaminando la nostra preghiera avvertiamo quanto ci è necessaria la mediazione di Maria per essere esauditi. 

A volte non meritiamo affatto certe grazie, perché Dio ce le voleva concedere, ma noi ci siamo ostinati a respingerle con peccati contrari: la Madre della Misericordia intercede per ottenerci il perdono. 

Altre volte «non sappiamo ciò che dobbiamo chiedere come ci conviene», e chiediamo ciò che tornerebbe a nostro danno; per mediazione di Maria, allora, «lo Spirito implora per noi con gemiti inesprimibili» (Rm 8, 26). 

Altre volte i nostri peccati ci mettono in opposizione con quanto chiediamo: possiamo ad esempio chiedere la castità, ma ci mettiamo con imprudenza in occasioni ad essa contrarie: Maria allora ci illumina e ci toglie dal male. 

Possiamo anche presumere di ottenere grazie che esigono disposizioni più mature. Gesù disse agli Apostoli: «Avrei ancora molte cose da dirvi, ma adesso non siete in grado di portarle; 

quando però verrà lui, lo Spirito di Verità, vi guiderà per la verità tutta intera» (Gv 16, 12 s). 

Spesso sbagliamo nel modo di pregare: lo facciamo con presunzione, senza la dovuta umiltà, senza sufficiente fiducia: Maria interviene a illuminarci, a correggerci. 

Infine la nostra preghiera può essere languida, senza vigore: Maria ci può ottenere il fervore e la forza di cui abbiamo bisogno.

 

Maria e l'Ecumenismo 

«Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Essa, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, e ora in cielo è esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione dei Santi interceda presso il Figlio suo, fin tanto che tutte le famiglie di popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità» (LG 69). 

«Per il suo carattere ecclesiale, nel culto alla Vergine si rispecchiano le preoccupazioni della Chiesa stessa, tra cui, ai nostri giorni, spicca l'ansia per la ricomposizione dell'unità dei cristiani. 

La pietà verso la Madre del Signore diviene, così, sensibile alle trepidazioni e agli scopi del Movimento Ecumenico, cioè acquista essa stessa una impronta ecumenica. 

E questo per vari motivi. 

Innanzitutto perché i fedeli cattolici si uniscono ai fratelli delle Chiese ortodosse, presso le quali la devozione alla beata Vergine riveste forme di alto lirismo e di profonda dottrina, nel venerare con particolare amore la gloriosa "Theotòcos" e nell'acclamarla "Speranza dei cristiani; si uniscono agli Anglicani, i cui teologi classici già misero in luce la solida base scritturistica del culto alla Madre del nostro Signore, e i cui teologi contemporanei sottolineano maggiormente l'importanza del posto che Maria occupa nella vita cristiana; e si uniscono ai fratelli delle Chiese della riforma, nelle quali fiorisce vigoroso l'amore per le Sacre Scritture, nel glorificare Iddio con le parole stesse della Vergine (cf Lc 1, 46-55)» (Marialis Cullus 32). 

  


martedì 27 maggio 2025

27 maggio - Torre di Davide









1. Il dono della fortezza spicca in Maria soprattutto ai piedi della croce. «Stabat mater eius», dice il Vangelo di Giovanni: la Madre di Gesù stava in piedi presso il Figlio crocifisso. Che cosa comportasse quello «stare in piedi» non è facile intuirlo in profondità. La Madre, che nei momenti di esaltazione di Gesù se ne stava a distanza per istinto di discrezione, nel momento del dolore (e quale dolore!) del Figlio si fa largo tra la folla, sfida la rabbia degli avversari e dei soldati e si fa partecipe di tutta l'abiezione di Gesù: non sente gli insulti e le sferzate su di sé, ma su di lui, è tutta incentrata nel suo Amore. E lì rimane fissa e attonita, fuori di sé per il dolore e per l'amore: chi potrà mai misurare lo strazio di una Madre così legata al Figlio, così sensibile, di fronte alla sua creatura tanto nobile e bella, eppure così straziata, di lei Immacolata di fronte al Figlio stesso di Dio? «Una spada ti trafiggerà l'anima», le aveva profetizzato Simeone, ma chi avrebbe preveduto fino a tal punto? 

Mite e forte, Maria affronta in pieno la bufera condividendo i sentimenti intimi di Gesù che agonizza, ma senza essere minimamente scalfito nel suo essere Verità e Amore! Accanto a lei c'è Giovanni, ci sono le pie donne, ma lei è sola nel suo spasimo abissale di Madre. 

«Chi aderisce al Signore fa un solo spirito con Lui», dice la Scrittura (1 Cor 6, 17). È il segreto della fortezza di Maria in ogni situazione. 

2. La Fortezza, l'ardimento è l'anima segreta del Vangelo: permea la fede, la speranza, l'amore, tutte le virtù. «Il regno dei cieli patisce violenza, e solo i violenti lo rapiscono» (Mt 11, 12), alla scuola di Cristo, il Forte trionfatore delle potenze del male. Alla scuola di Maria. 

L'uomo è essenzialmente fragile, inconsistente, mutevole per la sua origine dal nulla; ma «chi aderisce al Signore fa un solo spirito con Lui», che è la «Roccia», il «Forte», il «Fedele», 1'«Irremovibile », 1'«Eterno», «Colui che È». Egli fonda il firmamento e il creato; cieli e terra passeranno, ma la sua Parola rimane in eterno: «Il Signore ha giurato». 

Corroborato dalla sua Parola, il profeta resiste con faccia di bronzo ai suoi oppositori (Ez 3, 8), e il disegno di Dio giunge a compimento sfidando i millenni 

La fortezza si alimenta soprattutto nell'amore: «L'amore è forte come la morte; tenace quanto l'inferno è l'affezione». Gesù esige l'amore da Pietro prima di lanciarlo verso la sua futura missione: «Mi ami tu più di costoro?». 

La fortezza assume il volto di irremovibilità nei propositi, di fronte alle contraddizioni, alle prove di ogni genere. In modo discreto e abituale si manifesta nella libertà di spirito, nella coerenza del carattere a tutta prova di fronte a chicchessia, per cui l'uomo forte non si lascia condizionare dagli umori dell'ambiente e delle persone: «Chi siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? ...». 

Si manifesta nella magnanimità delle opere di zelo per il Signore «L'amore di Cristo ci sprona» (2 Cor 5, 14). I santi hanno fatto miracoli di carità in ogni impresa benefica. 

Ha la sua espressione più sublime nel patire grandi cose per Cristo, fino al martirio: «Non temete di fronte a chi può uccidere il corpo... Beati voi quando vi ingiurieranno per il mio nome... Ciò che udite nel segreto predicatelo dai tetti... Chi mi testimonierà di fronte agli uomini, anch'io testimonierò per lui... Non preoccupatevi della vostra difesa...». È la beatitudine di Maria, Regina dei Martiri. 

Vizi contrari sono: la viltà, la timidezza, il disimpegno; oppure, per eccesso, la durezza, la caparbietà, la violenza, ecc.  

Dalla costituzione conciliare «Sacrosanctum Concilium» (4 dicembre 1963) 

La Chiesa «in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della Redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere» (SC 103). 

Dalla esortazione apostolica di Paolo VI «Marialis Cultus» (2 febbraio 1974) 

 «La santità esemplare della Vergine muove i fedeli ad innalzare "gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti". 

Si tratta di virtù solide, evangeliche: 

la fede e l'accoglienza docile della Parola di Dio «cf Lc 1, 26-38; 1, 45; 11, 27-28; Gv 2, 5); 

l'obbedienza generosa (cf Lc 1, 48); la carità sollecita (cf Lc 1, 39-56); 

la sapienza riflessiva (cf Lc 1, 29-34; 2, 19, 33, 51); 

la pietà verso Dio, alacre nell'adempimento dei doveri religiosi (cf Le 2, 21, 22-40, 41), riconoscente dei doni ricevuti (cf Lc 1, 46-49), offerente nel tempio (cf Lc 2, 22-24), orante nella comunità apostolica (cf At 1, 12-14); 

la fortezza nell'esilio (cf Mt 2, 13-23), nel dolore (cf Lc 2, 34-35, 49; Gv 19, 25); 

la povertà dignitosa e fidente in Dio (cf Lc 1, 48; 2, 24); 

la vigile premura verso il Figlio, dall'umiliazione della culla fino alla ignominia della croce (cf Lc 2, 1-7; Gv 19, 25-27); 

la delicatezza previdente (cf Gv 2, 1-11); 

la purezza verginale (cf Mt 1, 18-25; Lc 1, 26-38); il forte e casto amore sponsale. 

Di queste virtù della Madre si orneranno i figli, che con tenace proposito guardano i suoi esempi, per riprodurli nella propria vita. 

Tale progresso nella virtù apparirà conseguenza e già frutto maturo di quella forza pastorale che scaturisce dal culto reso alla Vergine» (Marialis Cultus 56). 


lunedì 26 maggio 2025

26maggio - Madre del Buon Consiglio









Maria è invocata quale Madre del Buon Consiglio. 

1. Il dono del consiglio sta in un saggio discernimento operativo. È una prudenza nelle azioni, nella scelta dei mezzi in ordine ai fini. 

Il suo esercizio è agevolato dalla sapienza che porta ad agire per spontanea connaturalità col bene, dall'intelletto che consente di meglio intuire la portata di ogni cosa, dalla scienza che fornisce i dati necessari per la scelta migliore. Suppone la generale purezza del cuore che apre l'anima allo splendore meridiano di Dio. «Cammina alla mia presenza e sarai perfetto» (Gn 12, 2). 

Il dono del consiglio è indispensabile in misura delle responsabilità di un uomo: soprattutto a chi governa gli altri, specialmente nello spirito. Si sviluppa in una ponderazione calma dei fini e dei mezzi, dei pro e contro, delle conseguenze di ogni scelta: tutto questo non appare normalmente in un attimo, ma esige la tranquillità che permetta ai vari elementi di affiorare, pazienza col tempo, e soprattutto un supplemento di luce dall'alto che consenta di vedere più in là dell'occhio semplicemente umano. 

Vizi contrari sono: la precipitazione che non lascia tempo di riflettere, la temerarietà che non misura adeguatamente i rischi, la trascuratezza che non pondera le conseguenze di un'azione, la lentezza inconcludente, la passione che confonde le idee e inclina il cuore a gesti sconsigliati. 

2. Nessuna creatura abbisognava di questo dono dello Spirito Santo quanto Maria, posta nella necessità di scelte che avrebbero avuto ripercussioni enormi nella redenzione dell'umanità; nessuna ne fu arricchita come lei. Ciò appare fin dalle prime righe del Vangelo: si trattava di decidere in merito alla stessa Incarnazione del Verbo. La Madre del Buon Consiglio riflette attentamente sulle parole dell'Angelo, misura la portata della proposta angelica, vede le difficoltà, chiede spiegazioni, e alla fine, rassicurata su ogni aspetto, pronuncia il suo si con parole tanto prudenti: «Ecco la serva del Signore: si faccia di me secondo la tua parola». Maria riconosce la sua condizione di creatura di fronte a un mistero insondabile, e comprende che solo Dio, che è l'autore della proposta angelica, può condurla a termine. «Si faccia», e non «Farò», essa dice. Sa che «nulla è impossibile a Dio», quindi si affida con estrema riverenza al disegno dell'Altissimo. 

Sempre condotta dal dono del consiglio, la «Vergine prudentissima» affronta le situazioni che si dispiegano imprevedibili lungo il suo cammino: si reca da Elisabetta, risolve l'angoscioso problema del fidanzamento con Giuseppe, si reca a Betlemme, offre il suo Bimbo nel Tempio, fugge in Egitto, si mette coraggiosamente ai piedi del Figlio crocifisso, rimane con gli Apostoli a pregare in attesa della discesa dello Spirito Santo. 

Si tratta di azioni cariche di risonanza salvifica, in cui occorre armonizzare le sue scelte personali con le situazioni a volte indecifrabili disposte dalla Provvidenza: si pensi allo smarrimento di Gesù nel tempio. 

3. Il dono del consiglio crea questa sintesi felice tra disposizioni e corrispondenza, tra la luce che viene dall'alto e la necessaria riflessione umana. Ove Dio si manifesta chiaro, non resta che eseguire con estrema fedeltà; ove Dio non si pronuncia, occorre mettere in atto la propria riflessione orientando con purezza d'intenzione ogni atto al suo fine immediato e ultimo. 

La Vergine Illuminata, fatta Madre della Chiesa, è impegnata a dare ai figli che la invocano il dono del consiglio perché non incorrano in passi imprudenti (quanto sono facili e frequenti nella vita!), evitino implicanze disastrose, si destreggino nelle difficoltà spirituali e anche umane. 

Noi la invocheremo nei momenti decisivi, e anche nelle scelte quotidiane: ove fa difetto la chiaroveggenza umana, la luce che viene dall'alto dissiperà tentazioni e pericoli, ispirerà le scelte migliori (dello stato di vita, del coniuge, del tipo di studi, ecc.).  

Un culto solido e vivo 

«Il Sacrosanto Concilio (...) esorta caldamente i teologi ed i predicatori della parola divina, ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure dalla grettezza di mente, nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio. 

I fedeli a loro volta si ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa quale vana credulità, ma bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù» (LG 67). 

«Si sa bene che la Santa Vergine è la Regina del Cielo e della terra, ma ella è più madre che regina, e non si dovrebbe far credere, come io ho spesso inteso dire, che a causa delle sue prerogative ella ecclissa la gloria di tutti i santi, come il sole al suo sorgere fa sparire le stelle. 

Ma, mio Dio, com'è strano questo modo di dire! Una madre che fa sparire la gloria dei suoi figli! 

Io penso tutto il contrario: io credo che Ella aumenterà di molto lo splendore degli eletti. 

E’ bene parlare delle sue prerogative, ma non bisogna limitarsi ad esse. Bisogna farla amare». S. Teresina del Bambin Gesù (23 agosto 1897).


domenica 25 maggio 2025

 25maggio - Arca della Scienza celeste









Il dono della scienza è l'attitudine ad apprendere la vastità delle nozioni rivelate e anche naturali nel loro significato religioso, cioè in riferimento a Dio, alla luce dello Spirito Santo. 

Se l'intelletto penetra e analizza, la scienza unisce in visione sintetica rapportando ogni cosa ai princìpi metafisici e soprannaturali dell'essere. Per questo riferimento si distingue dalla scienza profana, che rimane chiusa nell'ambito naturale, in atteggiamento agnostico riguardo al soprannaturale, ignorando che per Lui create, a Lui sono rivolte tutte le cose, e tutte in Lui hanno consistenza, in quanto Egli è l'immagine dell'invisibile Dio generato prima di ogni creatura. È proprio al riflesso di questo riferimento essenziale che ogni cosa acquista il suo pieno significato, e il suo giusto collocamento nella visione d'insieme del mondo. 

Il riferimento ai principi soprannaturali impedisce alla scienza di rimanere acefala, o di degenerare nei vari ismi erronei, come positivismo, idealismo, materialismo, agnosticismo, strutturalismo, relativismo, e altri, privando le singole nozioni del loro naturale radicamento. 

Se, la scienza secolarizzata gonfia l'uomo, la scienza dono dello Spirito ne accresce l’umiltà. L’intelligenza divina, diffusa nel creato, appare talmente vasta e impenetrabile, da suscitare nell’uomo, dedito alla ricerca della Verità, un senso di stupita ammirazione contemplativa e una coscienza esatta dei propri limiti. 

Così la scienza fornisce la materia all'intelletto per una più profonda penetrazione e per più vaste sintesi, alimenta la sapienza e anche il dono del consiglio, con una progressiva dilatazione delle varie interdipendenze conoscitive e affettive radicate nella grazia. 

Contrari alla scienza sono l'ignoranza, la confusione e l’errore,   insiti soprattutto nelle ideologie riduttrici sviluppate dall'illuminismo agnostico. 

Quale scienza ebbe Maria? 

La tradizione dice che Maria fu presentata fin dall'infanzia al tempio per apprendervi le nozioni fondamentali della cultura ebraica, una cultura ricca che si alimentava alle Scritture, e già fruiva di apporti greci, egiziani, orientali. Se così avvenne realmente, l'intelligenza così penetrante di Maria si arricchiva di una conoscenza superiore a quella delle coetanee di Nazareth e di Gerusalemme. 

È comunque ragionevole pensare che Maria, in famiglia, meditasse le Scritture, e vivesse delle grandi rivelazioni di Dio al suo popolo eletto. La storia della salvezza, i prodigi operati dal Signore e i detti sapienziali costituivano un corredo culturale elevato per una giovane ebrea abituata a riflettere e a meditare in cuor suo come Maria. 

Si trattava di una scienza impregnata di religiosità, perché gli avvenimenti e le espressioni culturali d'Israele avevano un incessante riferimento a Jahvè e al suo inviato. Non era una scienza secolarizzata e acefala come quella che grava sulla nostra cultura, un nozionismo privo di riferimenti religiosi. Era una scienza religiosa che mirava a elevare l'animo e a trasformare il cuore in misura delle disposizioni personali. Una scienza di vita, insomma, illuminata dalla Rivelazione divina. 

L'annuncio angelico della Divina Maternità accentuò certamente, in Maria, l'attenzione su quanto le Scritture preannunciavano del Servo di Jahvè che si sarebbe offerto per la redenzione di tutti, dell'atteso Re d'Israele, il Messia promesso da Dio tramite i suoi profeti. 

Questa scienza disponeva Maria al compimento della sua missione di Madre del Redentore e di guida della Chiesa nascente. 

Maria ci ottiene il dono della scienza, soprattutto soprannaturale. I grandi pensatori cristiani, come San Tommaso d'Aquino, ricorrevano a lei soprattutto per aver luce nelle questioni difficili. Maria dissipa le tenebre dell'intelletto e aiuta a vedere ogni cosa nella luce di Dio. 

Il culto di Maria era un culto autentico. 

Nel capitolo 25 della Marialis Cultus, esortazione apostolica di sua santità Paolo sesto, del 2 febbraio 1974, così si esprime il pontefice. Certe pratiche cultuali, che in un tempo non lontano apparivano atte ad esprimere il sentimento religioso dei singoli e delle comunità cristiane, sembrano invece oggi, purtroppo, insufficienti o inadatte, perché legate a schemi sociali e culturali del passato, mentre da più parti si cercano nuove forme espressive dell'immutabile rapporto delle creature con il loro Creatore, dei figli con il loro Padre. 

Alla nostra epoca, aggiungeva, a sua volta, Stefano De Flores, il 17 agosto del 1978, incombe la gioia di scoprire la presenza di Maria nella storia della salvezza e di rispondervi con atteggiamento di ammirazione, lode e comunione, in continuità con la Parola di Dio e con la tradizione ecclesiale. 

Compito delle comunità ecclesiali odierne non è di abolire o tacere il culto verso Maria e neppure di lasciarlo languire in un pigro immobilismo, ma di inserirlo più organicamente nell'unico culto cristiano, di rinnovare le forme soggette all'usura del tempo, di purificarlo da contaminazioni e di dargli nuovo vigore creativo.


31maggio - Regina del Cielo e della Terra l. Maria è onorata e invocata come Regina: Regina degli Angeli, dei Patriarchi, dei Profeti, degli...